Ora so perché mi faceva male il cuore. Il sole d’autunno, la città che puzza, cammino nella via parallela alla mia che mia non ho sentito mai. Le mani in tasca posso metterle perché ho fatto riparare la fodera del cappotto e non mi ci perdo finalmente, lo sguardo invece non posso metterlo dove voglio perché ci sono troppi matti in giro. I matti quelli veri, quelli che pensano di essere sani. E quelli brutti che fanno apologia delle periferie con la loro sola presenza. I matti belli, qui non ci sono. Sennò potrei andare in giro col naso all’insù come piace a me e sorridere alle nuvole. Ciao Federico! Saluto Fellini. E’ pieno di bambini lassù. Bambini senza tempo. Passo davanti a un ristorante chiuso da secoli e non capisco come non abbiano mai pensato di girare un film horror lì dentro. E’ perfetto. I tre pini. Una vecchia villa decaduta, con un cavo elettrico penzolante che sembra quello usato da Doc in Ritorno al Futuro per catalizzare il fulmine e una coperta di rampicanti senza regole che sembrano volerti inghiottire in un sol boccone. Ecco fatto il menù. Ma a me l’horror non piace, quindi taglio corto e tiro dritto. Non guardo le finestre, scordatevelo, lì ci sono i sei personaggi di Pirandello, l’annegamento e una vecchia sulla sedia a dondolo che chiama suo figlio. No, no questo è il mio massimo della paura. Passo e chiudo. Certo dall’altro lato ci sono i manifesti elettorali... ma no, no. Non ci guardo. Semaforo giallo. Rosso. Eddai. Sono uscita per distrarmi, fare due passi veloci a passo veloce, non posso pensare di contemplare qualcosa qui tantomeno una casa stregata, suvvia non c’è nessuno.. che faccio? passo? no, dai aspetta, ferma. Non ti voltare, stai ferma. Ferma.
Tudi - tudi tuudi tuudi tudi – tudi tuudi tuudi tudi eccolo wow sì all’improvviso lo riconosco è lui sì da quanto tempo porca puzzola lo canto subito lo so bene a memoria oddio mi sei mancato alzo il volume al massimo faccio avanti e indietro con la testa come da piccola come da sempre che me ne frego se sono femmina bianca o bassa quando parte parte e tira senti che tiro che groove ma come fanno i ragazzi oggi poveri bisogna aiutarli che non lo sanno che esisti ah ma adesso ci sono solo io e tu e Dio e siamo un tuttuno fusi nella musica e riprendo a camminare il cuore batte non ci credo batte ma come fa che prima era acciaccato e il fiato non bastava a confortarlo certo è entrato il basso dopo il flauto di pan e i controcanti ritmici e poi la batteria e dai che ci siamo ragazzi grazie ma che meraviglia il rodhes il sax e niente non ho più niente da dire non ho più niente che non va nemmeno la puzza di questa città coi suoi matti pieni di soldi e senza speranza voglio solo ballare in mezzo alla strada e sapete che vi dico? lo faccio perché qua non ti si fila nessuno, nessuno proprio a nessuno interessa nulla di quello che fai o di chi sei puoi strangolarti da solo in mezzo a un incrocio che ti lasciano fare quindi io ballo, ballo camminando e canto tutta la partitura degli strumenti rimando il brano daccapo e seguo la linea del basso poi il flauto poi improvviso oh, se improvviso e la testa va dove il groove dice non dove dice chi dice cazzate perché non ha altro da dire e ora le nuvole sorridono a me e i bambini lassù tengono il tempo divertiti e va tutto bene. Tutto bene. Ora so perché mi faceva male il cuore. Era troppo tempo che non ascoltavo Watermelon man nella versione dell’album Head Hunters. Grazie Herbie.
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